Da buon informatico tendo ad archiviare tutti i ricordi digitali: dalle tesine delle scuole superiori alle tavole dei progetti fatti in Autocad all’università, dai software di un tempo (inutilizzabili ora) a lettere, documenti, racconti e poesie che scrivevo quando ero ispirato e soprattutto avevo tempo da dedicare a questo…

Oggi mi sono imbattuto in una serie di racconti e poesie che ho scritto all’inizio degli anni novanta e tra questi un breve racconto autobiografico che avevo intitolato sogno d’estate, dove parlo di me in terza persona. Non è nulla di pregiato, sono semplici parole (pensieri) di uno studente universitario ventenne. Per inquadrare la situazione  negli anni 90 internet era agli albori, a casa non si avevano connessioni, non c’erano smartphone ed anche i cellulari erano rari (forse una decina di studenti su 700?) e se si voleva comunicare o lo si faceva di persona guardandosi negli occhi o si scriveva con carta e penna una lettera, la si imbucava e poi si attendevano dei giorni per ricevere una risposta.

Rileggendo quelle righe (ho corretto qualche errore ortografico e forma verbale), mi riconosco e nonostante siano passati degli anni, sono ancora un sognatore, un euforico, un romantico ottimista innamorato della vita e meravigliato dallo spettacolo che ci offre la Natura.

 


Il sogno d’estate.

Siamo in estate, sono da poco passate le otto, Andrea sta ancora dormendo nella sua stanza, fuori il sole pian piano illumina le case e nel vicino bosco dei grilli annunciano l’arrivo di una nuova giornata.
Qualche secondo dopo si sveglia, apre la finestra ed il profumo dell’estate inonda la sua stanza, accompagnato dal calore del sole e dalla melodia del vento, quel fruscio di rami, a tratti leggero e a tratti fragoroso.

Le lezioni sono terminate, ma Andrea, ventenne studente di Ingegneria, è rimasto in città fino ai primi di luglio per sostenere qualche esame, e questa notte appena trascorsa è la prima di quest’estate nella sua casa di montagna.

Una rinfrescata e di corsa in cucina a fare colazione. Quel giorno Andrea si sentiva stranamente euforico e gioioso, ogni angolo della casa si illuminava al suo passaggio e lui si meravigliava questo.

D’un tratto i suoi occhi si fermarono su di un quadro. Quel disegno lo aveva visto tante volte, ma oggi gli sembrava diverso, rilevava particolari inediti. Ora ricorda, aveva sognato quel quadro nella notte: uno strano sogno, fonte di felicità ma anche di malinconia nello stesso tempo.

Andrea ha sognato di essere in mezzo a prati fioriti con tutti i suoi amici, dall’asilo all’università, era al centro dell’attenzione, tutti lo conoscevano e ognuno lo salutava con gioia: si sentiva protetto e amato.

Felicità che lentamente si trasforma in paura, ma cosa turba Andrea?

Temeva di incontrare Anna, quella sua compagna di università, quella sua amica dolce e simpatica della quale era innamorato, un amore segreto che non voleva emergere dall’ombra della solitudine.

Andrea si sentiva in colpa, sentiva che qualcosa gli mancava, ma non comprendeva cosa, continuava il suo cammino senza meta e proseguiva la sua ricerca. Avrebbe voluto parlarle, dire tutto l’amore che provava per lei, ma non ci riusciva, anzi fuggiva ai suoi sguardi e evitava ogni discorso. Faceva di tutto per vederla, ma poi non riusciva a pronunciare, a dire qualcosa in più di un semplice saluto.

Ora quei prati fioriti assumono un contorno ben definito, è il parco, quel parco vicino all’università. Andrea continua a camminare, ma non è stanco, entra in quel luogo (la facoltà di Ingegneria) dove trascorreva tante ore assieme alla suo amore segreto, tra gli amici e i libri, con professori pronti ad insegnare e studenti che non vedono l’ora che lezioni terminino…

Arriva a metà dell’aula quando vede che, vicino al suo solito posto, c’è proprio lei, Anna.

Non sa come agire, non sa cosa fare, vorrebbe scappare dall’aula, ma non ci riesce, stava per cambiare direzione quando Anna, alzando i gli occhi, lo saluta, gli offre il suo sorriso e lo invita a raggiungerla.

 

 

Il desiderio di scappare era d’improvviso svanito, ora dentro di lui il cuore è in subbuglio, pieno di felicità, di amore. Si avvicina a lei, quei momenti sembrano eterni, studenti che cercano di fermarlo, zaini che gli impediscono il passaggio, ma lui deciso continua a camminare, a correre, a saltare.

Il tempo si ferma, la strada diventa sempre più lunga, poi finalmente è vicino, si siede, saluta le persone che sono attorno a lui e quindi si gira alla sua destra per vedere quel suo tanto desiderato amore.

Sorride.
Anche Anna sorride.

Non riesce a dire nulla, non sa che fare, spera che i suoi occhi parlino per lui.

Anna continua a sorridere, anche lei lo fissa con i suoi splendidi occhi azzurri nascosti da alcuni ciuffi di capelli biondi, lentamente si avvicina, gli occhi diventano sempre più grandi e più dolci, le labbra prima si sfiorano, quindi si uniscono e nasce un bacio.

La felicità di Andrea è incalcolabile: Anna, il suo amore segreto lo stava baciando.

Dopo il bacio, inaspettato quanto gradito, Anna indica sulla parete un disegno, Andrea, osserva quel disegno per pochi secondi, vuole rivedere subito quel volto e quel sorriso che si è trasformato in un bacio, quindi guarda nuovamente alla sua destra, ma Anna è sparita, scomparsa nel nulla.

Chiede ai suoi amici dov’è andata Anna, nessuno sa dov’è andata, nessuno l’ha vista. Si alza, inizia a correre, deve assolutamente trovarla, corre, continua a correre… è disperato, nessuno sa dove si trova il suo amore.

…quel sogno d’estate si conclude così…

“Perché i sogni a volte sembrano così reali?” – Questo è il pensiero di Andrea osservando quel disegno nel corridoio, lo stesso del sogno.

Non c’è alcun dubbio, deve essere un sogno premonitore: doveva pensare in tranquillità al significato di questo stranissimo sogno e di quel disegno, quindi si reca nel bosco.

Arriva ai piedi di un albero e si siede su un sasso. Quell’albero e quel sasso in mezzo al bosco, possono sembrare uguali a tanti altri, ma per Andrea quel posto aveva acquistato un significato particolare: era un angolo di bosco tutto suo, tranquillo, solitario, utilizzato come sosta nelle passeggiate in mezzo alla Natura, come luogo di osservazione degli animali e del panorama circostante e, anche un luogo ideale e tranquillo per pensare e riflettere sulla vita, per comprendere i propri errori,  un posto magico conosciuto solo da lui.

Era arrivato da poco, si ricordò dei prati fioriti del sogno e si accorse che erano proprio quelli che aveva attorno. Interpretò quel sogno come un invito a farsi coraggio, a farsi avanti, a dichiarare quel segreto, quel sofferto amore per Anna.

Doveva sbloccare la situazione che si era creata, prese il coraggio a due mani e iniziò a scrivere una lettera, le frasi dopo una incertezza iniziale si susseguirono una dietro l’altra, dettate dal cuore.

La sera stessa imbucò la lettera: ora doveva solo attendere una risposta.

I giorni di quell’estate finirono, arrivò settembre e poi ottobre e l’inizio delle lezioni, ma non aveva ancora nessuna notizia, era da giugno che non aveva più visto Anna.

Un giorno di ottobre Andrea arriva in facoltà, incontra un suo carissimo amico ed insieme si recano nell’aula della prossima lezione. Entra nell’aula assieme al suo amico e vede Anna. In quegli istanti non sa cosa fare, salutarla? piangere? ridere?
“Perché non mi ha scritto nulla?” – è il pensiero di Andrea.

Anna lo vede, sorride e lo saluta sorridendo e sventolando dolcemente la sua mano.

Si stava realizzando il sogno?

Andrea quel giorno era felice anche se non gli era chiaro perché quella bionda dai magici occhi azzurri non aveva risposto alla sua lettera, si sforzava di capire ma non ci riusciva; perché si comportava così?

Proprio come nel sogno, dopo averla vista per qualche istante, Anna sparì…

Un giorno del mese seguente, per caso, Andrea la rivede: ora non aveva più nulla da perdere, così le chiede perché di quel silenzio, di quella indifferenza, cosa aveva fatto per meritarsi tutto questo?

Ancora una volta Anna rispose sorridendo ma rimanendo sul vago, un amicizia, qualcosa di più, forse amore, forse amicizia… Andrea non comprendeva se quel suo atteggiamento era un “sì”, un “no” o cosa ?

Non ci volle molto per capire che la tanto desiderata e amata compagna, era volutamente sparita, scappava dalle insistenze di quel giovane dagli occhi spiritati che desiderava trasformare quella amicizia in amore.
Anna scappava non tanto per evitare Andrea, ma perché in quel periodo non era sua intenzione legarsi ad una persona, non era quello che cercava.

Andrea si rifiutò di odiare una persona solo perché da questa scioccamente respinto, e continuò ad andare per la sua strada, facendo le sue scelte e conservando un posto nel cuore per quella ragazza, che nonostante tutto ancora una volta riuscii a riconquistarla come vera amica, un qualcosa in più di una semplice amicizia, un qualcosa in meno di un amore.

Sia lui che lei ogni tanto pensano alle loro scelte, a come sarebbe andata se quel giorno…  tutto questo succede quando si incontrano, si salutano come due vecchi amici, parlano del passato, parlano anche del presente, ma mai del futuro, e poi ognuno prosegue per la sua strada.

Strade diverse che raramente si incontrano, strade fatte di speranze, di illusioni, di sogni, strade che portano al futuro, un futuro tutto ancora da scrivere e da compiersi.

Sono passati dei mesi, degli anni, Andrea si è innamorato del sorriso di altre ragazze, altre storie, altre illusioni, altre emozioni, ma ogni volta che i suoi occhi rivedono quel quadro, il suo pensiero ritorna a quel sogno, e anche se solo per pochi istanti, spera e attende….

Attende quel giorno fantastico quando le sue labbra sfioreranno quelle dell’amor suo segreto, della ragazza sorridente, di quell’emozionante storia che la vita vorrà donargli e capirà, grazie alle emozioni percepite da quel bacio, chi percorrerà, da quel momento in poi il cammino della vita assieme a lui.

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