Nel marzo del 2020 l’allora Presidente del Consiglio Giuseppe Conte emanò una serie di DCPM che limitarono i movimenti e gli assembramenti delle persone per l’inizio della pandemia da Covid-19, fino a giungere a quel decreto ribatezzato con l’emblematico nome #IoRestoaCasa del 11 marzo 2020.

Da quel giorno è iniziata una nuova fase della vita professionale con il telelavoro, fase che data la positiva esperienza sta proseguendo ancor oggi con una organizzazione decisamente migliore rispetto a quella iniziale di tre anni fa.

Nei primi giorni ci sono state diverse difficoltà logistiche e organizzative in quanto in casa non era prevista una postazione riservata all’attività lavorativa ma solo una postazione dedicata all’elaborazione delle fotografie scattate sul mio Altopiano di Piné e per tutte quella attività domestiche per le quali è ormai obbligatorio avere un computer (gestione banca on line, tributi e servizi della pubblica amministrazione, qualche attività ludico-ricreativa e via dicendo).

La postazione dei primi giorni era il solo portatile collegato in tethering con lo smartphone in quanto la linea di casa era una lenta ADSL decisamente poco performante: si riusciva a lavorare ma non era ergonomicamente la soluzione migliore.

Portatile per il telelavoro
Portatile – postazione di lavoro del maggio 2020

Il lockdown continuò per diverse settimane e quella postazione di lavoro temporanea si è man mano trasformata in una postazione “stabile” dedicata quasi totalmente all’attività professionale penalizzando tutte le funzioni precedenti di quella piccola scrivania.

Passano le settimane ed i mesi e la postazione di lavoro si evolve: aggiungo tastiera, mouse e un monitor aggiuntivo (così ero abituato a lavorare in ufficio), dopo qualche giorno il monitor viene messo su un rialzo in quanto era troppo basso. Tramite uno switch HDMI collego allo stesso monitor sia il pc fisso di casa che il portatile del lavoro in modo da riuscire ad utilizzare alternativamente entrambi i dispositivi.


Ci si abitua a lavorare da casa e nonostante i timori della mancanza di controllo sui dipendenti espressi da qualche responsabile aziendale, i lavoratori dimostrano coi fatti che la produttività non solo non è calata rispetto al lavoro dall’ufficio ma è anche aumentata.

Cambia la mentalità aziendale (non solo della mia azienda ma in generale) e vengono stipulati accordi aziendali per continuare a lavorare da casa anche terminata la pandemia. Nella mia azienda si arriva ad un accordo che consente al lavoratore di fare fino ad un massimo di 4 giorni su 5 di telelavoro. In pratica considerando ferie e trasferte nel mio caso vuol dire lavorare dal cliente o da casa, “scordando” l’ufficio.

Per questo motivo al fine di migliorare l’attività professionale svolta in telelavoro ho dovuto cambiare anche la connessione di casa, passando dalla ADSL che risultava soddisfacente per l’attività casalinga ad una FTTC (fibra misto rame) con notevoli miglioramenti in download (dai 6Mbs passo a 33Mbs) e soprattutto in upload (da 0,4 Mbs a 12Mbs).

Anche il modo di collaborare e lavorare coi colleghi è cambiato: se prima la comunicazione era diretta con le persone della propria sede e telefonica con quelle delle altre sedi, e raramente si organizzavano delle teleconferenze, ora il mezzo di comunicazione quotidiano è diventato Teams, utilizzato sia come sistema di messaggistica che come videochiamata e/o condivisione del proprio o dell’altrui schermo.

Se prima le “call” al computer erano una decina l’anno e di solito ci si radunava in due/tre davanti ad un computer per collegarsi con altri due/tre colleghi di altre sedi, ora invece le “call” anche se di pochi minuti possono raggiungere facilmente la decina al giorno. Sul pc pertanto oltre ad avere il client di posta elettronica sempre aperto per vedere in tempo reale se arrivano nuove email, è diventato obbligatorio avere anche la chat di Teams aperta per leggere e rispondere rapidamente ai colleghi.

Da qui l’esigenza di organizzare lo spazio anche sul pc col monitor principale dedicato al lavoro vero e proprio, quello del portatile dedicato alla chat di Teams e… niente per poter lavorare meglio era necessario un terzo monitor e così sono giunto ad un’altra tappa della mia postazione di lavoro quella del “secondo anno” di telelavoro.

Potazione di telelavoro con tre monitor
Postazione febbraio 2022

Ero soddisfatto della mia postazione di lavoro con tre monitor ognuno con un suo compito bene preciso: quello frontale dedicato al lavoro in corso, quello del portatile (più piccolo) per la messaggistica tra colleghi di lavoro via Teams e il monitor laterale per tenere d’occhio l’email o per parcheggiare il lavoro in corso ed occuparsi di qualche urgenza.

Potevo fermarmi e lasciare tutto così? Certo che no. Il monitor principale con piedistallo e rialzo occupava troppo spazio così la successiva modifica è stata quella di togliere il piedistallo e fissarlo al muro con un sostegno snodabile gemello a quello già utilizzato per l’altro monitor.

Ed eccomi giunto alla configurazione “salva spazio” odierna (marzo 2022) con due monitor appesi alla parete collegati a diversi dispositivi (portatile del lavoro, pc fisso di casa, mediacenter,minipc) doppia tastiera e mouse cablati per portatile di casa e desktop, mentre tastiere wirless per il mediacenter e per il minipc), uno switch per le connessioni di rete cablate ed un paio di multiprese con singoli interruttori per accendere solo quanto effettivamente usato in quel momento.

Postazione di lavoro in SmarWorking con tre monitor
Postazione telelavoro marzo 2023

Forse cambierò ancora, per ora mi sembra la soluzione ergonomica migliore e più “ordinata” che sfrutta al meglio lo spazio disponibile (120cm x 60cm) e mi consente di passare in modo rapido dall’attività lavorativa a quella del pc di casa o anche di poter usare la scrivania (basta spostare tastiera e mouse) come piano di lavoro per altre attività.

Un cambiamento che ancora non c’è stato è quello di passare dal telelavoro allo smartworking. No, non sono sinonimi. Io sto ancora facendo telelavoro: lavoro da casa facendo lo stesso orario che farei in ufficio, ovvero la classica fascia oraria 9.00-18.00 dove si ha flessibilità in ingresso ed in uscita facendo le 8 ore giornaliere.
Un primo passo verso lo smarworking sarebbe quello di lasciar lavorare il dipendente in un orario ancora più flessibile. Ad esempio qualcuno potrebbe dedicidere di lavorare dalle 9 alle 13 e dalle 19 alle 23 e tenersi il pomeriggio per fare altro: sarebbero sempre 8 ore…. ma chissà che un giorno non si arrivi anche a questo.


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