Qualche tempo fa ho espresso delle riflessioni su quanto è difficile perdonare se stessi, ora desidero
parlare della paura.

Parto dalla definizione della parola paura:

Sensazione consistente in una forte preoccupazione, un senso di insicurezza, di angoscia e di smarrimento, che si avverte in presenza di pericoli reali o immaginari o al pensiero di tali pericoli.

Già dalla definizione si può capire che la paura può essere dovuta da una causa reale oppure da un qualcosa di immaginario. La paura è sempre reale anche se viene causata dal nostro pensiero, dalla nostra immaginazione. Di quante cose abbiamo paura? Ognuno di noi ha diverse paure ma tutte queste paure hanno un unico denominatore che è la non conoscenza, l’incognita, il non sapere quanto realmente accadrà, il non vedere quanto sta realmente accadendo.

I film dell’orrore giocano moltissimo su questa sensazione di paura e hanno sfruttato tante paure comuni. Le scene più terrificanti dei film dell’orrore sono quelle che non ci aspettiamo, o meglio la musica di sottofondo sottolinea che sta per accadere qualcosa ma non si sa esattamente quando accadrà. Ma quando guardiamo i film dell’orrore proviamo comunque piacere perchè il nostro cervello sa che non è reale e pertanto siamo tranquilli. Però appena spento il televisore, se sentiamo qualche rumore sinistro abbiamo un sussulto di paura perchè non è più un film ma è la nostra vita reale che non ha una trama nota. Molte scene dei film dell’orrore sono girate in penombra o in ombra sfruttando una delle paure più comuni che è la paura del buio.

Se di notte sentiamo un rumore qual’è la prima cosa che facciamo? Accendiamo la luce. La paura del buio non è paura dell’oscurità, ma una preoccupazione relativa ai pericoli (siano essi reali o immaginari) che potrebbero essere nascosti nelle tenebre.

Quando si cammina di notte in una strada buia, non si ha paura della strada o del buio, ma si ha paura di non vedere un eventuale aggressore o un animale o una buca o qualcosa/qualcuno che possa in qualche modo farci del male. Non vi è pertanto un pericolo imminente ma la probabilità di un pericolo che ci fa provare paura. Probabilità non certezza, e nella maggior parte dei casi una probabilità tendente allo zero, ma la parte razionale del nostro cervello in questi casi rimane spenta.

Altre paure molto comune sono la paura di cadere dai luoghi rialzati e la paura di volare. Si hanno le vertigini quando ci si trova in un luogo rialzato non per l’altezza in se ma per la paura di cadere. E si ha paura di cadere appena ci si rende conto di essere in alto. Se non si guarda verso il basso la paura non c’è. Non si ha paura di volare, ma di cadere, di farsi male perché l’aereo cade. Anche in questo caso la probabilità di cadere o che cada l’aereo è molto bassa, ma chi ha paura pensa sempre di rientrare in quel 0,1% dei casi.

Un’altra paura comune è la paura di trovarsi in luoghi ristretti. Paura di rimanere bloccati in ascensore o di rimanere chiusi in una stanza e rimanere senza ossigeno. Molti ascensori proprio per dare l’illusione di uno spazio maggiore contengono uno specchio. Anche in questo caso la probabilità di un blocco dell’ascensore è molto bassa, così come è bassa la probabilità che si esaurisca l’ossigeno in una stanza, ma l’essere umano è irrazionale, e anche se è un pregio l’irrazionalità umana, in questo caso alimenta paure non reali.

Non potevo dimenticare la paura dei cani, dei ragni, degli insetti, dei topi, dei serpenti o degli animali in generale, che è un altra paura molto comune. Paura che questi insetti o animali ci possano fare del male. Quando sentiamo ringhiare un cane di fronte a noi o dietro di noi proviamo un brivido sulla schiena. Se in passato siamo stati morsi da un cane, la paura aumenta notevolmente perchè ricordiamo quella brutta esperienza. Lo stesso vale per gli insetti o dei serpenti, abbiamo paura che ci facciano del male (la puntura di una vespa, il morso di un ragno o di un serpente). In questo caso la probabilità non ci aiuta, ma ci aiuta la tecnologia: apparecchi ad ultrasuoni anche portatili che tengono lontani cani, roditori, insetti o ragni.

Alcune di queste paure si superano grazie all’esperienza, ovvero alla conoscenza. Se si è costretti a prendere ogni giorno l’ascensore, si acquista confidenza e la claustrofobia diminuisce sensibilmente. Lo stesso vale per l’aereo, più lo si utilizza e meno ci si spaventa dei vuoti d’aria o delle perturbazioni che fanno vibrare l’aereo come un autobus in una strada dissestata. Anche la paura dei cani si può superare frequentando i cani e conoscendo il loro comportamento. La conoscenza sconfigge la paura. Non abbiamo infatti paura di quello che conosciamo, ma di quello che non conosciamo.

Non posso certo dimenticare la paura dello straniero, del diverso: nonostante tutto non è una nuova paura, c’è sempre stata e c’è sempre stato qualcuno che sfrutta tale paura, così come i registri dei film horror sfruttano altre nostre paure. Anche in questo caso la paura deriva dalla non conoscenza. Maggiore è la cultura, l’esperienza, la conoscenza di una persona è minore è la paura dello straniero, dell’altro, del diverso da noi. Chi ha viaggiato nel mondo non solo non ha paura delle culture diverse dalle nostre ma ne è rimasto affascinato. Quanti studenti prima di partire per l’Erasmus erano spaventati e dopo aver vissuto da stranieri in un paese straniero vorrebbero ritornare?

L’esperienza e la conoscenza sono il miglior antidoto alla paura. 

La paura del cambiamento entra in gioco proprio quando conosciamo bene la nostra situazione attuale, mentre non conosciamo quella che troveremo.
Chi lascia la strada vecchia per quella nuova, sa quel che lascia, non sa quel che trova. – così recita un detto popolare. Ogni volta che dobbiamo scegliere tra due situazioni, tendiamo a scegliere quella nota e ad evitare quella che non conosciamo. Quante volte abbiamo scelto di fare una strada a noi nota anche se impiegavamo più tempo, rispetto al rischio di fare una strada nuova che “sulla carta” era più veloce ma non avendola mai fatta, non conoscendola non sapevamo i rischi (traffico, lavori in corso) che potevamo trovare?
Quando dobbiamo fare una scelta ci interroghiamo su quello che potrà succedere se compiamo una o l’altra scelta e inconsciamente prediligiamo quanto è più simile a ciò che  abbiamo provato in precedenza o quello che non implica alcun cambiamento. Non potendo prevedere il futuro scegliamo quanto porta meno rischi e meno cambiamenti nella nostra vita.
Ma davvero è la scelta giusta? Dato che le paure si superano con la conoscenza e l’esperienza, se facciamo sempre le stesse cose, percorriamo la stessa strada, facciamo solo quello che abbiamo sempre fatto non avremo l’antidoto per la paura e questa diverrà sempre più grande trasformandosi in una fobia.

Non è semplice cambiare, non è semplice lasciare la strada vecchia e sperimentare una nuova strada, ma facendolo avremo l’occasione di superare le nostre paure e aumentare la nostra conoscenza e la nostra esperienza. Maggiori sono le scelte improntate al cambiamento e meno paura avremo del cambiamento stesso.

Strettamente legata alla paura del cambiamento vi è la paura di amare.

La paura di amare, è la paura di aprirsi e di affidarsi completamente all’altra persona, svelare i propri difetti e le proprie debolezze, togliere ogni maschera e mostrarsi per quello che si è davvero.
In questo caso l’esperienza sortisce l’effetto contrario: relazioni precedenti finite male o la paura di nuove delusioni scatenano un meccanismo di difesa, di autotutela e si erige uno scudo che impedisce la reciproca conoscenza. Si fugge, si tende ad evitare l’altra persona per paura di soffrire.

Amare vuol dire provare affetto per qualcuno, volergli bene. Non sto parlando del solo amore di coppia, ma anche dell’amore di un genitore per il figlio, di un figlio per i genitori, l’amore dell’amicizia, l’amore tra fratelli, l’amore cristiano per il prossimo.

In tutti questi casi amare vuol dire soprattutto cambiare, cambiare la propria vita. Per questo la paura di amare e la paura di cambiare sono correlate.

Qual’è il contrario di amare? No, non è odiare ma diffidare. La diffidenza annienta l’amore. E cos’è la diffidenza se non la mancanza di fiducia, la paura di essere ingannati dall’altro.
Ecco perchè abbiamo tanta paura di amare, di mostrare i nostri sentimenti di solidarietà, di amicizia, di amore, perchè abbiamo paura di rimanere delusi, paura di essere ingannati dall’altro. E allora preferiamo non cambiare, lasciare tutto come sta, accontentandoci di quello che abbiamo per paura di perdere tutto, di perdere il proprio equilibrio e la propria felicità.

Quando rinunciamo a metterci in gioco, quando rinunciamo a conoscere e ad amare un altra persona, quando le nostre paure ci impediscono di lasciare la strada vecchia per la nuova entra in azione la paura di se stessi.

Abbiamo paura di cambiare, di non riconoscerci più, di non essere più noi stessi, di non essere più accettati a causa del possibile cambiamento. O al contrario ci sentiamo inadeguati, ci sentiamo non accettati, ci sentiamo non amati e non troviamo la forza di cambiare perchè abbiamo paura che possa andare peggio di come siamo ora.

Occorre accettare quello che siamo, con pregi e difetti e lasciare libere le nostre emozioni senza negarle o reprimerle e senza avere paura.

Tutte le paure nascono da noi stessi e non dagli altri. Possiamo combattere la paura o arrenderci ed esserne succubi. E’ utile ricordare che la paura, nonostante tutto, ci da la possibilità di conoscere una parte di noi che fino ad ora abbiamo evitato.

Concludo con una frase del Dali Lama:

Ci sono solo due giorni all’anno in cui non puoi fare niente: uno si chiama ieri, l’altro si chiama domani, perciò oggi è il giorno giusto per amare, credere, fare e, principalmente, vivere.

 

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