E’ passato un anno da quella notte tra lunedì 29 ottobre e martedì 30 ottobre quando delle raffiche di vento di 130Km/h hanno investito l’Altopiano di Piné abbattendo 250 mila alberi (200 mila metri cubi di legname) che occupavano una superficie di 7 milioni di metri quadri.
A quell’evento successivamente è stato dato il nome di Tempesta Vaia.
Quando è successo ero in trasferta lavorativa fuori provincia e solo qualche giorno dopo sono potuto rientrare e vedere di persona i danni ed “accompagnato” dalla mia reflex avevo scattato alcune foto e realizzato un breve filmato di una parte dei danni (molte zone erano irraggiungibili in quanto tutti gli alberi erano a terra)
Ora è trascorso un anno e in tutto il Trentino si sono svolte diverse cerimonie per ricordare l’evento e per ringraziare chi pochi minuti dopo l’evento era operativo per ripristinare la viabilità e per ripristinare i collegamenti elettrici (alcuni gruppi di case rimasero senza energia elettrica per alcuni giorni).
L’amministrazione comunale di Baselga oltre che premiare con una targa tutti questi volontari e non impegnati nei lavori di ripristino, ha anche realizzato dei cartelli posizionati lungo il lago della Serraia per informare e ricordare l’evento con alcune fotografie (qualcuna l’ho ceduta gratuitamente anche io) delle illustrazioni e delle poesie.
Per ricordare l’evento pubblico di seguito alcune fotografie significative che ritraggono lo stesso luogo prima della tempesta Vaia, qualche giorno dopo l’evento e dopo la prima parte dei lavori di sgombero del materiale.
Le prossime due foto credo siano le più significative dell’entità dei danni provocati dalla tempesta Vaia. Stesso tratto di strada che sarebbe irriconoscibile se non ci fosse quel grosso masso a sinistra… purtroppo è la stessa strada e lo stesso bosco, prima del passaggio di Vaia e dopo il passaggio e lo sgombero degli alberi abbattuti.
Tante persone si sono chieste se si potevano salvare più alberi. Purtroppo no. Chi, come il sottoscritto, ha fatto un sopralluogo nei giorni seguenti la tempesta all’interno delle zone colpite, ha potuto notare che anche gli alberi che da lontano sembravano in piedi, in realtà avevano le radici sollevate da terra e pertanto non erano più delle piante stabili.
Il bosco sta già ricrescendo, migliaia di piccoli alberi di larice, quercia, betulla, abete e pino sono pronti a riformare il bosco… quest’ultima immagine vuole rappresentare il bosco del futuro, la nostra speranza.
E’ una giovane pianta cresciuta la dove un tempo c’era il bosco. E’ circondata da erbe più alte che potrebbero soffocarla, ma lei resiste. Sullo sfondo si possono notare alcune delle piante del vecchio bosco rimaste in piedi… sono però sfuocate perchè lontane… rappresentano il passato, i ricordi di quel bosco tanto bello e ricco di ricordi che ora non c’è più.
Io nutro molta speranza in questa giovane pianta, nutro speranza in tutte le giovani piante che stanno crescendo in mezzo alle erbe e ai rovi che potrebbero (e in alcuni casi sarà così) soffocarle.
Nutro la stessa speranza nelle giovani generazioni (il futuro), quelle che sono scese in piazza per scuotere le coscienze delle precedenti generazioni (il passato) e far capire che occorre fare qualcosa e subito per limitare i danni del cambiamento climatico prima che sia troppo tardi.
Anche questi giovani sono come quella piccola pianta. Stanno crescendo in mezzo alle erbacce (gli indifferenti) e ai rovi (i negazionisti) e nonostante questo stanno combattendo per il loro e per il nostro futuro.
Ma noi siamo in grado di ascoltare questi giovani ed aiutarli concretamente?
2 Novembre 2019 at 9:21
Bellissimo articolo e complimenti. Chi ha nel cuore questi luoghi ha ricevuto un duro colpo dalla tempesta con la distruzione di gran parte dei boschi del territorio.
Un danno al territorio enorme non solo economico ma paesaggistico/naturalistico.
Pensare che quei boschi, dove si poteva passeggiare respirando aria pulita, sentendo i profumi e incrociando animaletti, non ci sono più, per chi come me, li ha vissuti, e ci ha sempre tenuto non può che sentirsi ferito e amareggiato dalla loro distruzione. Inoltre alcuni di questi boschi erano praticamente unici in quanto abbastanza pianeggianti da permettere anche a persone anziane e a bambini di viverli, penso ad esempio ai boschi di Bedolpian.
La foto, della nuova generazione è meravigliosa. Un alberello rimasto solo, senza i suoi fratelli maggiori a proteggerlo,ma che allo stesso tempo simboleggia la rinascita è spettacolare. Purtroppo io credo che occorra aiutare la natura a ricreare i boschi perduti, penso che privati e istituzioni debbano aver a cuore questo meraviglioso paese e come in altri territori andrebbe presa in seria considerazione l’idea di ripiantumare gli alberi al fine di avere negli anni ancora i boschi che creavano un paesaggio sorprendente e un luogo magico come è stato negli anni passati (e lo è ancora nelle zone risparmiate da vaia).
Purtroppo invece ho sentito parlare di trasformare i boschi in prati, come nel caso delle zone del Canè-Fiorè o del Doss di Serraia dove si installeranno reti paramassi che poi renderebbero inagibile la fruizione di parte del dosso. E’ una mia opinione ma penso che si potrebbe ottener lo stesso effetto pensando di effettuare una ripiantumazione studiata ad hoc per la situazione con medi arbusti per fissare il terreno, e alberi autoctoni (abeti, larici, ecc) intervallando alcuni già più grandicelli con alcuni più piccoli in modo da avere una popolazione mista di età diverse. Stessa cosa la penso per altri boschi distrutti come quelli di Costalta, Tressilla dove sono state scattate le foto e lo stesso Bedolpian. Inoltre piantando e studiando dei piani di abbattimento e di rigenerazione un giorno si avrebbe ancora a disposizione un ciclo del legno con legna da vendere e utilizzare permettendo anche ai privati di ottenere un investimento dai loro boschi. Nel frattempo si aprirebbero le porte a diverse posizioni lavorative con persone impiegate nella operazioni di piantumazione e manutenzione dei boschi.
Concludo che tale commento è semplicemente un opinione personale espressa da una persona affezionata al luogo e spero possa servire come riflessione per le operazioni di rinascita.
Infine spero sempre che chi abita in questo luogo si renda conto di vivere in un paese che non ha niente da invidiare ad un parco naturale e che ci tenga a mantenerlo tale.
Un saluto a tutta Baselga
2 Novembre 2019 at 7:51
Bellissimo articolo, chi ha nel cuore questi luoghi sente la ferita che si è creata aver perso tanti di quei boschi dove si poteva entrare a far una passeggiata immersi nella natura sentendo profumi e incrociando animaletti e dove potevano accedere anche persone più anziane e bambini piccoli perché abbastanza pianeggianti come ad esempio i boschi di Bedolpian. Un bruttissimo colpo al territorio. Purtroppo anche se la natura con il suo meraviglioso alberello cerca di rinascere le persone, la comunità, le istituzioni dovrebbero aiutarla nella sua rinascita, dovrebbero proteggere questi piccoli abeti, per poter riavere quel ambiente favoloso che era (e che in alcune zone è ancora). Invece si sente parlare, a differenza di altri luoghi, di creare prati per pascolo come per i boschi del Doss del Serraia ponendo reti invece di pensare a una piantumazione studiata ad hoc (ad es. piantando arbusti medi e intervallando alberi già di qualche anno con altri più piccoli e autoctoni) così si avrebbe lo stesso risultato e si eviterebbero possibili franamenti. Stessa opinione l’ho per i boschi di Costalta, Tressilla dove sono scattate queste foto e Bedolpian. Concludo dicendo che questo commento non vuole essere una polemica contro nessuno ma solo una mia personale opinione perché anch’io questi luoghi li ho nel cuore e spero sempre che chi ci abiti ci tenga ancora a vivere in un posto che non abbia da invidiare nulla ad un parco naturale, un posto rilassante e meraviglioso e spero anche che questo piccolo commento possa servire come riflessione per le operazioni di ripristino.
Un saluto a tutta Baselga